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Reality

venerdì 11 Maggio
20:30

Realtà, reality senza show, senza pubblico. Essere anonimi e unici. Speciali e banali. Avere il quotidiano come orizzonte. Come Janina Turek, donna polacca che per cinquant’anni ha annotato minuziosamente ‘i dati’ della sua vita: quante telefonate a casa aveva ricevuto e chi aveva chiamato (38.196); dove e chi aveva incontrato per caso e salutato con un “buongiorno” (23.397); quanti appuntamenti aveva fissato (1.922); quanti regali aveva fatto, a chi e di che genere (5.817); quante volte aveva giocato a domino (19); quante volte era andata a teatro (110); quanti programmi televisivi aveva visto (70.042). 748 quaderni trovati alla sua morte nel 2000 dalla figlia ignara ed esterrefatta.

Mariusz Szczygieł (autore di uno dei più sorprendenti libri di storia degli ultimi anni, ‘Gottland’) scrive nel reportage che ci ha fatto scoprire questa storia: “Nella routine quotidiana succede sempre qualcosa. Sbrighiamo un’infinità di piccole incombenze senza aspettarci che lascino traccia nella nostra memoria, e ancor meno in quella degli altri. Le nostre azioni non vengono infatti svolte per restare nel ricordo, ma per necessità. Col tempo ogni fatica intrapresa in questo nostro quotidiano affaccendarsi viene consegnata all’oblio. Janina Turek aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, e che pertanto passa inosservato.” Nessuno stupore se una scelta del genere la fa un’artista visiva come Sophie Calle, in fondo niente di diverso delle opere immaginate da Michel Houellbecq nel suo ultimo libro, ‘La carta e il territorio’ dove il protagonista passa quindici anni a filmare dettagli casuali del fogliame intorno a casa. Quello che mette uno strano brivido addosso nello scorrere la vita nei dettagli di questa anonima casalinga di Cracovia è che non è un’opera artistica, non è un paradosso intellettuale, non è rivolto in nessun modo ad un pubblico. Per sua scelta personale Janina Turek aveva cominciato intuitivamente a nobilitare il proprio tran tran quotidiano. Perché?

Nel 2008 per “Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch” abbiamo avuto come ‘oggetto’ lo spettacolo della coreografa tedesca, l’anno successivo abbiamo incentrato il lavoro ‘from a to d and back again’ attorno alla ‘fisosofia di Andy Wahrol’. Per noi partire da quest’opera colossale e misteriosa che sono i quaderni di Janina Turek è un passo naturale. Non si tratta di mettere in scena o di fare un racconto teatrale attorno a lei, ma di dialogare con quello che sappiamo e non sappiamo di Janina e di creare una serie di corto circuiti tra noi e lei e tra noi e il pubblico attorno alla percezione di cosa è la realtà.

ZTL-pro è un esperimento di produzione anomalo. Il progetto è espressione della rete ZTL – zone teatrali libere, che nasce nel 2005 attorno a un gruppo di spazi sociali, compagnie teatrali e artisti di Roma che si trovano a svolgere un’attività da operatori, in assenza di un circuito che si occupi realmente della scena contemporanea, che in quegli anni proprio a Roma trova uno dei luoghi di maggior effervescenza. La pratica di sostegno alle compagnie del territorio nasce mettendo a disposizione spazi, tecnica e altri servizi gratuitamente a quelle realtà indipendenti che autoproducono i propri lavori. Una sorta di coproduzione in assenza di economie. Con ZTL-pro – progetto finanziato dalla Prinvincia di Roma e sostenuto dalla Fondazione Romaeuropa – la rete implementa questa pratica, aggiungendo risorse al sostegno. Ma la direzione artistica diventa plurale: cinque operatori indipendenti del territorio – Angelo Mai, Rialto, Santasangre / Kollatino Underground, Teatro Furio Camillo e Triangolo Scaleno Teatro (che dirige il festival Teatri di Vetro) – cercano una sintesi di visioni differenti per sostenere quei progetti che meglio sembrano dare conto della grande ricchezza che esprime il territorio romano nell’ambito del teatro e della danza contemporanea. Una sintesi comunque parziale, ma plurale. In quattro anni – dal 2008 al 2011 – questo progetto ha portato alla realizzazione di 16 spettacoli e al sostegno ad altre 3 produzioni di altrettanti gruppi artistici di Roma e provincia.
Nel 2011, cambiato il panorama artistico, anche il progetto si aggiorna. Un minor numero di produzioni a fronte di un maggior sostegno produttivo. L’obiettivo è quello di andare a consolidare una scena che non è più invisibile, che è cresciuta e ha conquistato alcuni spazi, ma che nella fase odierna rischia comunque di scomparire, mutilata dai tagli alla cultura e dalla contrazione degli spazi e delle occasioni che il nostro paese dedica alla scena contemporanea.