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FESTA al Settimo Cielo

sabato 3 Febbraio
00:00

FESTA al SETTIMO CIELO
You Can’t Separate Fucking and Economics

ϟ ϟ VICTORIAN PUNK ϟ ϟ QUEER THATCHERIAN RIOT DJ SET ϟ ϟ AFTER COMMONWEALTH PARTY ϟ ϟ EROTIC KINGDOM LIVE ϟ

ANGELO MAI
3 febbraio 2018
dalle 22.00
ph. Luca Del Pia

BLUEMOTION Live set DadaPunk
Dj set caleidoscopio
e EXTRA guest
TBA

Colonizziamo il vicinato, monetizziamo i/le nostr* amanti, i nostri corpi sono marketing, un premio produzione per ogni figli* in più. Ma è arrivato il momento della diaspora, l’ora della rivolta.

La mattina si lavora? Il teatro non vende? I’m sorry, Sir.

Facciamo come ci pare e distruggiamo l’Impero insediato in quella piccola Africa che c’è dentro ognuno di noi. A colpi di gambe che si scatenano, corriamo scapigliat* e seducenti dritti dritti fino al SETTIMO CIELO. E lì eccolo il nostro spettacolo punk, che è anche una festa e un laboratorio su noi stessi, e una scusa per indossare parrucconi e frustini.

FESTA al SETTIMO CIELO è il nostro modo di prepararci a un San Valentino speciale, quello in cui BLUEMOTION porta in scena per la prima volta in Italia il capolavoro di Caryl Churchill, una delle più importanti penne del teatro mondiale, con la regia di Giorgina Pi.

SETTIMO CIELO dal 14 al 25 febbraio al Teatro India – Teatro di Roma
Con Marco Cavalcoli, Sylvia de Fanti, Tania Garribba, Lorenzo Parrotto, Aurora Peres, Alessandro Riceci, Marco Spiga

Un viaggio tra le politiche del sesso vissuto da un gruppo familiare, prima catapultato nell’Africa coloniale di fine Ottocento, poi a Londra alla fine degli anni ’70 – anche se per loro sono passati solo 25 anni.

#SettimoCielo #CloudNine #Bluemotion #CarylChurchill #nonnormalenonrassicurante #3febbraio #liveset #djset #London #London1979 #queer #riot #erotickingdom #colonialism #postcolonialism #party #Festa #victorianpunk #dadapunk
#punk

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Mai rappresentato prima in Italia, SETTIMO CIELO ha il sapore di certe ambientazioni di Derek Jarman, l’impeto del movimento delle donne e degli omosessuali di quegli anni in Inghilterra, con Margaret Tatcher che proprio nel 1979 diventa Primo Ministro. Ha il fervore della ricerca di nuove forme che sostituissero l’immagine stereotipa della coppia e la famiglia, che ne rappresentassero le nuove istanze. L’intera vicenda è permeata da un tema: il desiderio e la necessità della sua aderenza con la vita. I personaggi vivono un tentativo di ridefinizione delle proprie identità, provano a superare i ruoli che gli sono stati assegnati, in un continuo parallelo tra oppressione coloniale e sessuale – ciò che Genet chiama “la mentalità coloniale o femminile della repressione interiorizzata”.
Immerso in una dimensione queer e punk Settimo Cielo deborda tra continenti e secoli, testimonianza di un’idea di vita stessa: essere quello che si vuole essere, non quello che si può. È il divenire postumano che modifica luoghi e relazioni.
L’Africa coloniale del primo atto è quella terra dei neri diventata una cartolina dei bianchi, col poco agio che comporta. Nei ruoli invertiti rispetto alle sessualità supposte (uomini interpretati da donne e viceversa) o al colore della pelle (neri interpretati da bianchi) – è il cross casting voluto da Caryl Churchill – risuona l’importazione inglese della cultura omofoba in Africa. L’erotica invenzione del selvaggio, le leggi punitive contro gli omosessuali che la Gran Bretagna impose nelle sue colonie e che ancora oggi dilaniano l’Uganda e altri paesi col carcere a vita per gay e lesbiche.
Un parco nel 1979 e un esploratore nel 1879 si trasfigurano in Brexit, nel Mediterraneo che affoga l’Africa, nel vecchio continente dilaniato dal proprio sentimento paternalista e dall’inganno eteronormato che lui stesso ha inventato, a partire proprio dal concetto di famiglia.
Quarant’anni dopo resta intatta l’ossessione di controllare i corpi, – violentemente e sempre – e altrettanto l’urgenza di difendere la libertà di vivere come si vuole e non come si può. Le politiche del sesso sono tornate centrali per sciogliere ingiustizie di classe e condizionamenti di vita inaccettabili e con esse le lotte delle donne e dei movimenti LGBTIQ. Il rapporto tra sesso e potere attraversa ancora i nostri giorni molto più di quello tra sesso ed espressione felice di sé e questo ci rende autori di quest’opera: del terzo atto, quello mai scritto.
Questo testo è costruito su una vertigine: sociale, artistica, intima, storica di cui resta oggi intatto lo slancio, la necessità di percorrere una battaglia anche camminando sul suo crinale.
Gli uomini e le donne di questa storia sono dei transfughi, nei secoli e nei luoghi. Soggettività escluse, “impreviste” – per dirla con Lonzi e Fanon-, che tentano tra un atto e l’altro un processo di liberazione dal colonialismo imposto sulle loro vite.
Settimo Cielo è un’opera di decolonizzazione che passa attraverso il teatro come strumento di rivolta. La sola cosa data è la presenza dell’attore e dell’attrice e la fisicità di queste vite per Caryl Churchill è impedenza all’infelicità e si nutre nell’intersezione delle loro differenze.
L’imprevedibilità spazio-temporale-sessuale è diaspora continua col realismo, è fioritura di regni.
Del resto, negli stessi anni, sempre a Londra, succede qualcosa di simile in Jubilee di Jarman. Ariel e la Regina Elisabetta piombano nella vita di un gruppo di punk, e ci appare chiara la potenza della rivoluzione del “non solo”. Non solo uomo, non solo donna, non solo lesbica, non solo gay.
Non solo e di più.
E ancora: non solo negro e non solo tutto ciò che dobbiamo oggi aggiungere con fermezza.
A vostro rischio e pericolo, buon Settimo Cielo.
Giorgina Pi
[Bluemotion]