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Scott Matthew

domenica 27 Ottobre
21:30

In principio potrebbe sembrare sorprendente che un poeta di questo calibro se ne esca con un nuovo album in studio, Unlearned, che è una raccolta di canzoni scritte esclusivamente da altri. Questo perché, fin dal suo eponimo album d’esordio uscito nel 2008, Scott Matthew si è guadagnato una stima e un rispetto enormi tra gli addetti ai lavori, i fan e gli appassionati di musica in genere. Infatti i suoi tre album precedenti ce l’hanno fatto conoscere principalmente come ispirato autore di canzoni ad alto tasso emotivo.

“Rimuovere ciò che si ha imparato e il preconcetto di ciò che già si conosce, affinché si possano vedere le cose in un modo nuovo e senza pregiudizi”, questa è la traduzione del titolo dell’album. “Disimparate” è un titolo che descrive le intenzioni di quest’album di cover. Eppure, fin dal primo ascolto, appare evidente quanto queste reinterpretazioni non siano del tutto estranee al suo interprete, bensì plasmate come fossero materiale originale. “Disimparare”, “dimenticare ciò che si conosce”… ogni canzone è come un foglio bianco che Scott trasforma in una nuova sinfonia di suoni, immaginazione ed emozione. Ovviamente testo e melodia sono ancora lì, ma oltre a ciò c’è soltanto la pura essenza di Scott Matthew.

Ascoltando lo stupefacente trattamento pianistico riservato a un brano dalle sonorità in origine smaccatamente synth-pop come “I Wanna Dance With Somebody” di Whitney Houston si può capire quale sia lo spessore interpretativo di Scott Matthew, capace di costruire un perfetto monumento sonoro alla malinconia con il solo ausilio della propria timbrica e sensibilità interpretativa. Lo stesso vale per l’intensa versione di “Help Me Make It Through The Night” di Kris Kristofferson, interpretata da Scott in duetto con suo padre Ian Matthew.

Ogni canzone dell’album sarebbe meritevole di menzione, ma non si possono non segnalare anche l’eterea “Smile” (scritta da Charlie Chaplin e originariamente interpretata da Nat King Cole) con l’inconfondibile voce di Neil Hannon (The Divine Comedy) a duettare con Scott, e la dolente rilettura della “Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division, di cui il nuovo arrangiamento di Scott mette ancor più in evidenza la straziante malinconia.

“Ho interpretato queste canzoni come le sentivo. Non volevo accreditarmi alcun merito per appropriarmi di queste canzoni, ma ho sentito fortemente la necessità di mostrare come mi hanno fatto sentire. Volevo sottolinearne i testi, l’intenzione. Volevo cercare di mettere in evidenza la mia verità in relazione a queste canzoni. È una cosa che mi è venuta spontaneamente. Alcuni brani sono stati drasticamente cambiati, altri invece non hanno necessitato di modifiche sostanziali: volevo semplicemente cantarli”.

Quattordici canzoni scritte e interpretate originariamente da (tra gli altri) Radiohead, Rod Stewart, Bee Gees, Jesus And Mary Chain, Neil Young, Roberta Flack, Danny Whitten e John Denver.  Ogni singola traccia ha per Scott un ben preciso significato e ognuna di queste canzoni rappresenta un momento importante della sua vita: “Qui dentro ci sono i miei genitori, la mia infanzia, la mia presa di coscienza da adolescente e la mia riscoperta in età adulta di ciò che rende grande una canzone. In un certo senso ho ripercorso la mia vita e l’ho condensata in una serie di cover. Queste canzoni sono state le mie amiche e il mio conforto e scoprirle, da bambino, mi ha fatto sentire meno solo nella mia malinconia. Vi chiedo pertanto di rimuovere i pregiudizi e dimenticare le vostre precedenti impressioni riguardo una canzone, un artista o un genere musicale. Io mi sono prefisso di trovare quella che per me è la vera essenza di queste canzoni attraverso un processo di sedimentazione avvenuto del corso di una vita. Sono canzoni che ho accuratamente disimparato. Potrei continuare all’infinito, ma non lo farò. Please enjoy. Love Scott”.