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Go Dai Fest | “Ka” Fuoco – Roberta Sammarelli

venerdì 22 Febbraio
21:30

nell’ambito di Go Dai Fest
Cinque serate con cinque direttori artistici speciali: Fritz da Cat, Enrico Gabrielli (Der Maurer), Roberta Sammarelli (Verdena), Xabier Iriondo (Afterhours), Giulio Ragno Favero (Il Teatro degli Orrori).
E il gran finale con Manuel Agnelli (Afterhours).
Da un‘idea di Daniele “ilmafio“ Tortora e Rodrigo D‘Erasmo.

 

Il fuoco. L’urgenza di un genere musicale che brucia di passione: il rock.
Per questa serata ho voluto due gruppi rappresentativi della scena della mia città, Bergamo, scena che ha sempre proposto realtà musicali molto interessanti e originali. Gli Spread, una delle live band migliori che abbia mai visto e Verbal, band strumentale che unisce alla perfezione suite lisergiche e sfuriate elettriche.
A chiudere la serata un grande gruppo romano, gli Edible Woman, che presentano il loro nuovo disco in uscita a febbraio per Santeria/ Audioglobe.

Roberta Sammarelli

 

La musica dei Verbal frammenta e ricompone linguaggi. Li usa tutti, ma non ne parla nessuno. La musica dei Verbal è matematica che respira e sanguina. Tenta di ricomporre il mondo fin dove è possibile. Ne immagina un‘utopia dove tutto conviva in un‘alternanza di implosioni ed esplosioni. Non ha una faccia ma varie, non ha una lingua ma molte, non ha un genere ma tanti. Poliforme e poliglotta, inquieta e trans-genere. Anzi, trans-rock. Contamina math-rock e funk, post-rock cinematico e rumorismi. Vive di poliritmie e sovrapposizioni. Due chitarre, un basso, batteria e tastiere che formano un mosaico di influenze e rimandi vissuti con piglio vitaminico e squarci di evocazione palpitante. Un suono che va oltre la musica ed usa le lingue come cose, privando le parole del loro significato. Per raccontare l‘ipertesa afasia moderna con l‘urlo ritmico-elettrico di un animale sonoro di 350 kg (strumentazione esclusa).

Nel 1999 la provincia bergamasca vede nascere i giovanissimi Spread che, dopo alcuni demo autoprodotti e diversi live nel nord Italia, dieci anni dopo, nel 2009, licenziano il loro primo album dal titolo “Anche i cinghiali hanno la testa” e contemporaneamente si dedicano alla stesura di nuovo materiale. È la fine del 2010 quando esce “C’è tutto il tempo per dormire sotto terra”, un disco complesso, eclettico, visionario e allo stesso tempo figlio di una lucida presa di coscienza. Liriche  spiazzanti e mai banali che toccano vari temi distribuite su un tappeto musicale tanto vario quanto intenso in cui la sessione ritmica e quella melodica si incastrano creando brani potenti e compatti. L’album riceve ottime recensioni da parte della critica e la band è ancora in tour.

“Sono un gruppo di tori rabbiosi in un negozio cinese, questi ragazzi sono posseduti…”, questa la folgorante definizione del fan degli Edible Woman Julian Cope; forse la più calzante tra quelle lette fin qui insieme a quella di “Can-like avant funk” di Gary Mulholland di Uncut, perché chiunque abbia tentato di ingabbiare Edible Woman in un genere, di descriverne le coordinate musicali usando i paragoni più disparati, ha (più o meno malamente) fallito.
La musica di Edible Woman si definisce infatti solo per la sua irrequietezza, per il mutare continuamente vestito (e forma) a un complesso gioco ritmico, armonico e melodico, che ruota incessantemente sulle ossessioni liriche dei suoi creatori.
Autori di tre album negli ultimi otto anni, il primo violentissimo “Spare Me/CALF” del 2004, il potente e sintetico “The Scum Album” del 2007 e il vortice psichedelico di “Everywhere At Once” del 2010 (Sleeping Star), gli Edible Woman hanno calcato palchi nazionali ed europei con compagni di viaggio eccezionali e disparati quali Jesus Lizard, Akron Family, Marvin, Moon Duo, Placebo, Wooden Shjips, Oneida, Prinzhorn Dance School. A febbraio 2013 uscirà il loro quarto lavoro, una nuova storia, registrato in totale presa diretta da Mattia Coletti ai Vacuum Studio di Bologna e masterizzato da Rico (Uochi Toki); il disco verrà pubblicato da Santeria con distribuzione Audioglobe sul territorio nazionale, mentre la mitica etichetta inglese Rough Trade si occuperà della distribuzione europea.